Immanuel Kant – Presentazione

Scuola Secondaria di secondo grado

Filosofia - classi quinte

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Contenuti

1.         I primi anni.

Immanuel Kant nacque a Königsberg nel 1724. La città di nascita (l’odierna Kaliningrad, enclave russa situata sul mar Baltico tra la Polonia e la Lituania) era, al tempo di Kant, il capoluogo della Prussia orientale. Studiò presso il Collegium Fridericianum, diretto da Franz Albert Schultz, ricevendo un’educazione fondata sul pietismo (corrente religiosa sorta tra il Seicento e il Settecento nell’ambito del protestantesimo, ostile ai dogmi e propensa a una religiosità interiore strettamente individuale).

2.         L’Università.  

Dopo avere studiato filosofia, matematica e teologia presso l’Università di Königsberg, vi ottenne nel 1755 la libera docenza. Nel 1766 ricevette l’incarico di sottobibliotecario alla Biblioteca reale e nel 1770 divenne, sempre a Königsberg, professore ordinario di logica e metafisica; esercitò il proprio insegnamento fino al 1804, l’anno della morte. Il carattere estremamente metodico di Kant si accompagnò, nella sua figura, a un’esistenza quasi del tutto priva di vicende drammatiche e passionali.

3.         Il conflitto con il governo prussiano.

Quando apparve la seconda edizione dell’opera kantiana La religione entro i limiti della semplice ragione (1794), il re di Prussia Federico Guglielmo II ingiunse a Kant di non tenere più lezioni in pubblico e di non affrontare argomenti religiosi nei suoi scritti. Nel 1797 salì al trono Federico Guglielmo III e Kant si sentì libero dagli impegni assunti con il sovrano precedente, pur cessando di occuparsi pubblicamente di filosofia della religione.

4.         Fasi dell’attività kantiana.

Nella prima fase della sua attività (fino al 1760 circa) Kant si interessò soprattutto di scienze naturali; nella seconda fase (prima del 1781) il filosofo si avvicinò all’empirismo inglese, affrontando temi filosofici; nella terza e ultima fase (dal 1781 in poi) si ebbe la piena manifestazione del pensiero kantiano. I primi due periodi comprendono gli scritti precritici, mentre il terzo è definito periodo critico (poiché in esso giunge a definirsi compiutamente la filosofia di Kant, detta criticismo).

5.         Le opere del periodo «critico».

Al periodo critico – preceduto dalla Dissertazione del 1770 – risalgono le opere maggiori di Kant: la Critica della ragion pura (1781, seconda edizione 1787); la Critica della ragion pratica, 1788; la Critica del Giudizio, 1790. Al 1783 risalgono i Prolegomeni ad ogni futura metafisica che vorrà presentarsi come scienza; al 1785 la Fondazione della metafisica dei costumi. Importante il saggio denominato Risposta alla domanda: che cos’è l’Illuminismo? (1784).

6.         Criticismo e dogmatismo.

Il criticismo è un indirizzo di pensiero che si propone di risolvere i problemi della conoscenza filosofica attraverso la scomposizione di essi in problemi più semplici, da affrontare singolarmente. Il principio di tale indirizzo consiste nel criticare la ragione tramite la ragione stessa, per definirne le possibilità e i limiti. Il criticismo si contrappone, in Kant, al dogmatismo (corrente filosofica che, facendo derivare il pensiero dall’essere, presuppone la supremazia dell’oggetto rispetto al soggetto, della realtà sull’idea).

7.         Il limite nella filosofia kantiana.

La filosofia kantiana viene anche definita come filosofia del limite in quanto essa tende a stabilire – nei diversi settori dell’esperienza – le «colonne d’Ercole dell’umano», ovvero i confini delle possibilità legate all’esistenza. Non si tratta di una forma assoluta di scetticismo: delineare i limiti dell’esperienza significa anche riconoscere, entro tali limiti, la validità dell’esperienza stessa. Proprio l’individuazione del limite rappresenta, pertanto, ciò che dà fondamento alle diverse facoltà dell’uomo.

8.         I presupposti del criticismo.

Alla base della filosofia kantiana si situano, da un lato, la rivoluzione scientifica (fase di sviluppo della scienza compresa tra il 1543 – anno della pubblicazione del De revolutionibus orbium coelestium di Copernico – e il 1687, anno in cui furono pubblicati i Philosophiae naturalis principia mathematica di Newton); d’altro lato, la crisi delle metafisiche tradizionali rifiutate nei loro esiti dogmatici (i quali, in definitiva, richiedevano – per essere approvati – un approccio fideistico piuttosto che razionale).

9.         La filosofia kantiana e l’empirismo.

Il legame tra kantismo ed empirismo è dato dal riconoscimento dei limiti della ragione: per gli empiristi inglesi la ragione (intesa quale strumento di conoscenza probabile) non può fare nulla senza l’aiuto dell’esperienza. Il pensiero di Kant si è distaccato, tuttavia, dall’empirismo perché non si è soffermato tanto sui meccanismi della conoscenza, quanto sulle condizioni e sui limiti della conoscenza stessa e dell’esperienza in generale.

10.       La filosofia kantiana e l’illuminismo.

Il rapporto tra Kant e l’illuminismo discende dalla consapevolezza kantiana dell’autonomia della ragione: quest’ultima, infatti, non può acquisire dall’esterno indicazioni sulle iniziative da attuare e sui comportamenti da assumere. La ragione deve riconoscere in se stessa i propri confini, interrogandosi circa le proprie possibilità e i propri limiti; il suo ambito di intervento non può mai essere delimitato dalla fede o da esperienze extra-razionali. 

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