Immanuel Kant – La Critica della ragion pura (parte prima)

Scuola Secondaria di secondo grado

Filosofia - classi quinte

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Contenuti

1.         Scienza e metafisica.

La Critica della ragion pura consiste in un’analisi della scienza e della metafisica, considerate – all’epoca di Kant – come fondamentali articolazioni del sapere ma situate, secondo il filosofo, su piani diversi. La scienza è, per Kant, un sapere provvisto di fondamento, all’opposto della metafisica (che si situa oltre l’esperienza); il filosofo empirista David Hume (1711-1776) aveva, peraltro, posto in discussione sia la scienza che la metafisica.

2.         Kant e Hume.

Kant si opponeva allo scetticismo scientifico di Hume (fondato sulla verifica, attraverso il metodo scientifico di Newton, delle affermazioni espresse nei vari ambiti del sapere); egli approvava invece lo scetticismo metafisico del filosofo scozzese (pur riconoscendo l’importanza della tendenza metafisica e indagando le ragioni per cui l’uomo è portato a superare il mondo fenomenico). Secondo Bertrand Russell la filosofia di Kant rappresenterebbe, in effetti, una forma di razionalismo pre-humiano.

3.         I quattro interrogativi kantiani.

La riflessione di Kant sulla scienza e sulla metafisica si è sviluppata a partire da quattro interrogativi, corrispondenti alle direzioni d’indagine seguite dal filosofo: a) com’è possibile la matematica pura? b) com’è possibile la fisica pura? c) com’è possibile la metafisica in quanto disposizione naturale? d) com’è possibile la metafisica in quanto scienza? Se l’appartenenza della matematica e della fisica al-l’ambito delle scienze era da considerarsi sicura, quella della metafisica a tale ambito era assai incerta.

4.         La Critica della ragion pura e la metafisica.

I filosofi e gli scienziati illuministi avevano disconosciuto il problema metafisico: essi ritenevano che la ragione, rivolgendosi esclusivamente all’ambito del finito, non dovesse interessarsi alla metafisica. Kant, pur prendendo le mosse dall’Illuminismo, lo ha superato perché si è rivolto espressamente – nella Critica della ragion pura – alla metafisica: egli si è soffermato, nell’opera, su alcuni grandi temi metafisici a cominciare dall’esistenza di Dio.

5.         La conoscenza e i giudizi.

Kant, nella Critica della ragion pura, formula un’ipotesi preliminare: «Benché ogni nostra conoscenza cominci con l’esperienza, da ciò non segue che essa derivi interamente dall’esperienza»; tale ipotesi trova conferma nei giudizi sintetici a priori. Egli ritiene che la conoscenza (e, in particolare, la conoscenza scientifica) si manifesti attraverso principi assoluti (= verità universali e necessarie). Tali sono le proposizioni, che consistono in giudizi (derivanti dall’accostamento di un soggetto con un predicato).

6.         I giudizi sintetici a priori.      

I giudizi possono essere: a) sintetici a priori; b) analitici a priori (riflettono la concezione razionalistica della scienza); c) sintetici a posteriori (riflettono l’interpretazione empiristica di essa). I giudizi sintetici a priori sono: giudizi, perché consistono nell’aggiungere un predicato a un soggetto; sintetici, perché il predicato dice qualcosa di diverso rispetto al soggetto; a priori, perché sono universali e necessari e non derivano dall’esperienza.

7.         I giudizi analitici a priori e sintetici a posteriori.

I giudizi analitici a priori vengono enunciati senza bisogno di ricorrere all’esperienza, perché il predicato rende esplicito quanto è già implicitamente compreso nel soggetto («i corpi sono estesi»). Si tratta di giudizi universali e necessari, ma “infecondi” (non accrescono le nostre conoscenze). Nei giudizi sintetici a posteriori (“fecondi” ma non universali né necessari) il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto al soggetto, aggiungendosi a quest’ultimo in virtù dell’esperienza («i corpi sono pesanti»).

8.         La scienza e i giudizi sintetici a priori.

Kant considera la scienza, da una parte, come un sapere fecondo (sia per quanto riguarda il contenuto – derivante dall’esperienza – sia per la forma, che deriva dai giudizi sintetici a priori); d’altra parte, egli considera la scienza come un sapere universale e necessario (i giudizi sintetici a priori costituiscono i «quadri concettuali di fondo» della scienza stessa). Per Kant i giudizi sintetici a priori rappresentano il “fondamento” della scienza: in virtù di essi il sapere scientifico si configura come stabile e universale.

9.         La «rivoluzione copernicana».

Kant intende la conoscenza come sintesi di materia e forma: la materia è l’insieme delle impressioni sensibili che derivano dall’esperienza; la forma è l’insieme dei modi mediante cui le impressioni sono ordinate dalla mente umana. Le forme della conoscenza sono a priori rispetto all’esperienza, universali e necessarie. Per Kant è la realtà che si conforma alle modalità percettive della mente, non è la mente a conformarsi acriticamente ai vari aspetti della realtà («rivoluzione copernicana»).

10.       Fenomeno e cosa in sé.

Kant chiama fenomeno la realtà che ci si presenta attraverso le forme a priori della conoscenza e cosa in sé (o noumeno, ciò che è pensabile ma non conoscibile) la realtà considerata prescindendo da tali forme. Se noi conoscia­mo gli oggetti secondo i modi della nostra conoscenza, non conosciamo gli oggetti come essi sono in realtà, ma come ci appaiono, come risultano dall’incontro con le nostre strutture conoscitive. La realtà in sé resta confinata nel contesto dell’inconoscibile.

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