Immanuel Kant – La Critica della ragion pura (parte seconda)

Scuola Secondaria di secondo grado

Filosofia - classi quinte

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Contenuti

1.         Sensibilità, intelletto, ragione.

La conoscenza è, per Kant, articolata nelle facoltà della sensibilità, dell’intelletto e della ragione. Con la sensibilità percepiamo la realtà in modo intuitivo, tramite i sensi e mediante lo spazio e il tempo (forme a priori della sensibilità); con l’intelletto pensiamo i diversi aspetti della realtà sensibile mediante le categorie (concetti puri dell’intelletto); con la ragione ci sforziamo di spiegare la realtà nel suo insieme (situandoci, quindi, oltre l’esperienza), attraverso le idee di anima, mondo e Dio.

2.         Struttura della Critica della ragion pura.

La Critica della ragion pura è divisa in dottrina degli elementi (riferita agli elementi a priori della conoscenza) e dottrina del metodo (riferita al modo di utilizzare tali elementi). La dottrina degli elementi è divisa in estetica trascendentale (riguarda la sensibilità e le sue forme a priori, spazio e tempo) e logica trascendentale; quest’ultima è divisa in analitica trascendentale (riguarda l’intelletto e le sue forme a priori, le categorie) e dialettica trascendentale (riguarda la ragione e le sue forme a priori, le idee).

3.         Il termine “trascendentale” nella dottrina di Kant.

Kant riferisce la parola “trascendentale” allo «studio degli elementi a priori della conoscenza». Secondo il filosofo questo termine non si riferisce a qualcosa che oltrepassa l’esperienza, ma a qualcosa che precede l’esperienza stessa, rendendo possibile la conoscenza dei fenomeni. Risulta, pertanto, abbandonato il significato storicamente assunto dal termine, a partire dal Medioevo (trascendentale = universale e quindi tale da trascendere le categorie aristoteliche).

4.         Che cosa significa Critica della ragion pura?

Significa «indagine critica sulla validità e sui limiti propri della ragione in quanto depositaria di principi a priori». La ragione è, per Kant, l’unico strumento di conoscenza dell’uomo; i limiti della ragione sono i limiti della conoscenza umana. L’espressione «critica della ragione» significa tanto «critica da parte della ragione», quanto «critica avente per oggetto la ragione»; quest’ultima è, al tempo stesso, soggetto e oggetto della critica, giudicante e giudicata nel “tribunale” di cui Kant parla.

5.         L’estetica trascendentale: la sensibilità.

L’estetica trascendentale prende in esame la sensibilità: questa è la facoltà attraverso la quale ci sono dati gli oggetti, destinata ad accogliere i contenuti provenienti dalla realtà esterna o dall’esperienza interna. È una facoltà ricettiva (consente la ricezione dei contenuti esterni o interni) e attiva (organizza, tramite spazio e tempo, ciò che viene ricevuto). I contenuti rappresentano le intuizioni empiriche della sensibilità; lo spazio e il tempo, in quanto forme a priori, rappresentano le intuizioni pure di essa.

6.         Lo spazio e il tempo come «forme a priori».

Lo spazio è la forma del senso esterno («rappresentazione a priori, necessaria, che sta a fondamento di tutte le intuizioni esterne» e del situarsi delle cose «l’una accanto all’altra»); il tempo è la forma del senso interno (rappresentazione a priori che si pone a fondamento dei nostri stati interni e del collocarsi di essi in successione). Il tempo – che è direttamente forma del senso interno – è anche, indirettamente, forma del senso esterno (è infatti grazie al tempo che, in ultima analisi, le intuizioni esterne giungono fino a noi).

7.         La confutazione delle precedenti visioni dello spazio e del tempo.

Kant si oppone sia all’interpretazione empiristica dello spazio e del tempo espressa da Locke, sia all’interpretazione oggettivistica di essi formulata da Newton, sia all’interpretazione concettualistica dovuta a Leibniz. Locke considerava lo spazio e il tempo come nozioni derivanti dall’esperienza; Newton li considerava come recipienti vuoti (entità assolute a se stanti); Leibniz come concetti atti a esprimere le relazioni tra le cose.

8.         La confutazione kantiana di Locke e Newton.

Kant, confutando il punto di vista espresso da Locke, sostiene che lo spazio e il tempo non possono discendere dall’esperienza (poiché l’esperienza, in effetti, li presuppone). Opponendosi alla posizione manifestata da Newton, Kant afferma che lo spazio e il tempo non possono configurarsi come recipienti vuoti, perché dovrebbero – pur essendo privi del loro contenuto – continuare a esistere autonomamente (ciò non avrebbe alcun senso); essi devono immaginarsi come «quadri mentali a priori». 

9.         La confutazione kantiana di Leibniz.

Il tempo e lo spazio, per Kant, sono ideali (o soggettivi) rispetto agli oggetti della percezione – considerati in se medesimi – e reali (o oggettivi) rispetto all’esperienza che viene fatta di tali oggetti (i quali si manifestano a noi come fenomeni). Per quanto riguarda, infine, la posizione espressa da Leibniz (spazio e tempo intesi come concetti) Kant evidenzia la natura intuitiva e non discorsiva del tempo e dello spazio (si tende, infatti, a ricondurre i diversi elementi spaziali e temporali a un’idea complessiva di spazio e tempo).

10.       La visione kantiana dell’aritmetica e della geometria.

Kant considera l’aritmetica e la geometria come due «scienze sintetiche a priori» (e, in quanto tali, universali e necessarie): «sintetiche» perché aumentano le nostre conoscenze, «a priori» perché hanno valore indipendentemente dall’esperienza che se ne può fare (l’esempio citato, in proposito, da Kant è la proposizione «7 + 5 = 12»).  Le affermazioni della geometria e dell’aritmetica sono sempre valide perché risultano conformi alle intuizioni pure a priori dello spazio e del tempo.

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